MUSEO DI SAN FRANCESCO

La chiesa di San Francesco fu destinata ad accogliere opere del territorio fin dal 1926, anno in cui terminarono i restauri che la riportarono all’originaria semplicità francescana. L’accrescimento delle collezioni e le revisioni degli allestimenti hanno portato in seguito a liberarla dalle opere decontestualizzate e ad ampliare gli spazi espositivi che ora occupano gran parte dell’ex-convento francescano.
Il percorso museale presenta opere d’arte di straordinario valore e si snoda in suggestivi spazi architettonici, presentando una sintesi delle testimonianze storico-artistiche prodotte o commissionate nei secoli dalla comunità cristiana locale, attraverso dipinti, sculture e oggetti liturgici.

La sala d’ingresso, ricavata ove era la sacrestia, è dedicata alle grandi pale dipinte per altre chiese mercatellesi da Giorgio Picchi, artista nato nel 1555 nella vicina Casteldurante.
Al piano superiore, l’ampio spazio che ospitava le celle dei frati conserva le opere provenienti dalla chiesa di San Francesco e si apre con le testimonianze più antiche, come la preziosa vetrata trecentesca e i due splendidi bassorilievi marmorei con i ritratti di Ottaviano Ubaldini e di Federico da Montefeltro. Non mancano interessanti oggetti liturgici come la trecentesca Croce astile in rame e la quattrocentesca tavoletta d’ebano intagliata che veniva utilizzata per il bacio della Pace.
Seguono le pale di altare che si trovavano nella chiesa Cinque-Seicentesca. Opere di artisti quali Clarici, Ridolfi, Guerrieri e Urbinelli segnano il percorso assieme al tabernacolo ligneo cinquecentesco e a oggetti liturgici del periodo.
Ad opere recuperate dal trecentesco oratorio di Santa Croce è destinata l’ultima parte dell’ex-dormitorio. Domina l’affresco della Crocifissione, risalente al 1373 e strappato dal retro dell’altar maggiore. A fianco la preziosa stauroteca quattrocentesca fiorentina.
Le sale successive raccolgono opere provenienti dalle chiese assoggettate fin dal 1180 alla Pieve mercatellese di San Pietro, ricordate da alcune delle loro campane più antiche così come delle tele che, perduta la loro collocazione originale, sono state raccolte nel Museo. Fra queste opere di Guerrieri, Peruzzini, Urbinelli, Pandolfi e Ducci.
La sezione dedicata alla chiesa madre, attorno alla quale si svilupperà Mercatello, è introdotta dalle statue lignee dei Santi Pietro e Paolo, contitolari della Pieve dal 1422, e prosegue con testimonianze degli apparati e decorazioni pittoriche dell’edificio romanico prima della sua trasformazione barocca.

Nella seconda metà del Seicento, infatti, iniziarono gli interventi di rifacimento della chiesa, illustrati con documentazione e oggetti legati alla realizzazione. Lavori conclusi un centinaio di anni più tardi con l’Arciprete Fadossi che in quasi quarant’anni di governo arricchì la Collegiata di paramenti e arredi sacri adeguati alla nuova chiesa barocca e dei quali è esposta una nutrita rappresentanza.
Le opere delle sale successive ampliano la conoscenza delle scuole di locali di frescanti e mastri lignari che fiorirono a Mercatello fra Tre e Quattrocento, risultato delle molteplici influenze subite da una zona di confine che poteva godere degli esempi forestieri oggi conservati nel museo. Oltre alle magistrali tavole giottesche della chiesa di San Francesco, sono infatti esposti capolavori scaturiti da differenti ambiti culturali, come quello spoletino della duecentesca Madonna in trono col Bambino di Bonaventura di Michele o quello senese delle due tavole trecentesche dipinte da Luca di Tommè.